Mission

Connettiamo persone e montagna, muovendo innovazione, passione e cura per il territorio.

We connect people and mountain, by moving innovation, passion and care.  

Aspetti socio-economici

La Regione Piemonte, in Valsesia come in tante altre aree del Piemonte, ha riconosciuto alle stazioni sciistiche non solo il carattere di coesione sociale delle stesse, ma anche e soprattutto il ruolo che queste rivestono nell’ambito dello sviluppo economico del territorio montano e di integrazione dell’offerta turistica, in particolare di quella del turismo invernale ed estivo. L’iniziativa di sviluppo e successiva unificazione delle due realtà sciistiche valsesiane è derivata da un’articolata analisi socio-economica condotta negli anni dagli Enti pubblici territoriali unitamente alla Regione Piemonte, che in più occasioni, sia ad Alagna che a Mera, è di volta in volta intervenuta con specifici Accordi di Programma a sostegno e sviluppo delle due realtà. Per quanto concerne Alagna, già nel piano di sviluppo 1988-90 e relativo programma pluriennale di attività e spesa (deliberazione CR del 9 febbraio 1989 n. 971-1872) la Regione Piemonte indicava nel capitolo 2.1.3 Sviluppo di bacini turistici il “Monterosa turismo” tra le azioni prioritarie.

Nel corso del 1989 la stessa Regione Piemonte, in collaborazione con la Provincia, la C.C.I.A.A. di Vercelli e gli Enti locali della Valsesia ha predisposto una ricerca (Analisi di Settore) finalizzata alla valorizzazione turistica della Valsesia. Dall’analisi di settore ne è scaturito un quadro complessivo degli interventi strutturali e infrastrutturali ritenuti necessari per raggiungere i livelli di offerta turistica auspicati per il decollo turistico-economico della Valsesia.

Tra gli interventi previsti, un ruolo centrale assumevano quelli per il potenziamento degli impianti sciistici di Alagna/Monte Rosa, ai quali sarebbe dovuto seguire lo sviluppo di attività imprenditoriali collaterali da parte dei privati sul territorio. L’intero progetto muoveva dall’assunto di dare origine a un unico comprensorio sciistico nazionale del Monte Rosa mediante l’integrazione funzionale degli impianti di risalita piemontesi e valdostani. L’estensione delle aree, ricadenti nell’obiettivo 5b del regolamento CE 2081/93, al territorio della Valsesia ha aperto nuove possibilità sul fronte dei finanziamenti pubblici per la realizzazione degli impianti funiviari. A seguito di una lunga e non facile trattativa tra la Regione e le strutture decisionali della Commissione europea, in quegli anni, è stata inserita nel Documento di Programmazione Unico (D.U.P.) riferito alle aree obiettivo 5b della Regione Piemonte, una specifica azione di intervento relativa al progetto Valsesia/Monte Rosa (Sottoprogramma IV. Misura IV. 2).

Tale azione prevedeva la predisposizione di uno “Studio per la valutazione socio-economica e di impatto ambientale del progetto di valorizzazione turistica della Valsesia/Progetto Monterosa” finalizzato alla verifica di compatibilità ambientali e ricadute socio-economiche connesse con gli interventi di ammodernamento degli impianti sciistici di Alagna e di collegamento funzionale con gli impianti di Gressoney. La Legge Regionale n° 75 del 22.10.1996 ha individuato all’art. 12 – ambiti turisticamente rilevanti – all’ambito 5 il territorio della Valsesia.

Il piano territoriale regionale, di cui alla L.R. 5/12/1977 n. 56, approvato dal Consiglio Regionale con delibera n. 388 CR 9126 del 19 giugno 1997, specificamente nella carta n. 2 “Gli indirizzi di governo per il territorio” riportava l’area interessata dal progetto Monterosa come “comprensorio sciistico” e le località di Alagna e Riva Valdobbia come “altri centri turistici di rilievo”.

La Comunità Montana Valsesia, con un apposito “Piano di sviluppo” ha indicato come priorità assoluta nell’ambito dell’economia, la realizzazione dei nuovi impianti di collegamento nel comprensorio di Alagna Valsesia, auspicando il conseguente sviluppo turistico economico imprenditoriale.

In conseguenza a quanto sopra, la Giunta Regionale con atto n. 23-24565 dell’11.05.1998 ha deliberato di dare atto della rilevanza strategica per lo sviluppo turistico della Valsesia, che il collegamento funiviario tra Alagna e Gressoney comporta, attraverso la realizzazione del comprensorio sciistico del Monte Rosa. La Società Monterosa 2000 S.p.A. è stata costituita nel 1996 per contribuire al rilancio e all’ammodernamento della stazione sciistica di Alagna Valsesia, che stava vivendo un momento di fortissima crisi legata alla necessità di rinnovamento degli impianti e del comprensorio. Con L.R. 24 marzo 2000 n. 29 la Regione ha deliberato la propria partecipazione nella società Monterosa 2000 S.p.A., società a capitale interamente pubblico, per il tramite della quale, di concerto con la Comunità Montana Valsesia e gli altri Enti territoriali, ha avviato nell’anno 2000 il processo di ammodernamento della rete impiantistica. La compagine societaria è attualmente totalmente pubblica e i soci principali sono Finpiemonte Partecipazioni S.p.A., per conto della Regione Piemonte, e l’Unione dei Comuni Montani della Valsesia.

Il “Progetto Monterosa” ha quindi preso vita con un Protocollo di Intesa firmato fra i Presidenti della Regione Piemonte e della Regione Valle d’Aosta, che prevedeva la realizzazione del collegamento intervallivo tramite impianti a fune e relative opere connesse fra Alagna Valsesia (VC) e Gressoney L.T. (AO). Sul versante di Alagna Valsesia sono state realizzate nel corso dell’anno 2000 una telecabina denominata “Alagna – Pianalunga” e una seggiovia ad ammorsamento fisso denominata “Pianalunga – Bocchetta delle Pisse”. Fra l’anno 2003 e il 2004 è stato costruito l’impianto funiviario Funifor “Pianalunga – Cimalegna – Passo dei Salati” che ha sancito la chiusura del percorso tramite fune fra il Piemonte e la Valle d’Aosta attraverso il Passo dei Salati. Nell’estate 2017, per far fronte alle auspicate e mutate necessità di trasporto di sciatori che negli ultimi anni hanno subito un incremento esponenziale, è stato realizzato l’impianto di seggiovia quadriposto ad ammorsamento automatico denominato“Cimalegna”, che osserva una linea parallela al sopracitato impianto Funifor.

Parallelamente sono state completate alcune opere connesse agli impianti funiviari appena citati; in particolare, è stata realizzata una nuova pista di sci nel Vallone d’Olen, con annesso impianto di innevamento programmato e deposito per lo stoccaggio idrico e altre due nuovi tracciati sull’Altopiano di Cimalegna. Nella zona bassa del comprensorio, è stata sistemata la pista di sci esistente da Pianalunga fino all’abitato di Alagna Valsesia ed è stato installato un nuovo impianto di innevamento artificiale che si estende da Bocchetta delle Pisse fino ad Alagna, per il quale sono stati anche costruiti due serbatoi interrati in calcestruzzo per lo stoccaggio dell’acqua.

Nell’autunno 2019 è stata realizzata una nuova pista che da Bocchetta delle Pisse scende verso la località Grande Halte, dotata anch’essa di un nuovo, moderno ed efficiente impianto di innevamento programmato. A questo ulteriore investimento farà seguito, durante l'estate 2020, la realizzazione di un bacino a cielo aperto per la raccolta e lo stoccaggio dell’acqua in località Mullero.

In Alagna, quindi, il Vallone d’Olen è oggi servito nel suo complesso dagli impianti a fune di recente costruzione,  modernissimi ed efficienti, ovvero dalla Telecabina “Alagna-Pianalunga”, dalla Seggiovia “Pianalunga-Bocchetta delle Pisse”, dal Funifor “Pianalunga-Cimalegna-Passo dei Salati” e dalla seggiovia quadriposto “Cimalegna”. Per quanto concerne l’assetto complessivo del comprensorio sul versante di Alagna Valsesia, l’anno 2005 ha visto il raggiungimento della fine della vita tecnica per l’impianto di cestovia “Balma” che consentiva la risalita alla Bocchetta delle Pisse degli sciatori che percorrevano il tracciato, analogamente denominato “Balma”, provenendo da Punta Indren.La funivia bifune “Bocchetta delle Pisse – Punta Indren” ha invece raggiunto la scadenza della Revisione Generale quarantennale nell’aprile 2005, ma ha usufruito di una proroga all’esercizio pubblico fino al 29 aprile 2007. Allo stato attuale il Vallone di Bors risulta alimentato a monte da un nuovo impianto di tecnologia Funifor di proprietà di Monterosa S.p.A., società valdostana, che da Passo Salati, punto di giunzione impiantistica fra le valli di Alagna e Gressoney, sale a Punta Indren, mentre a valle, all’altezza dell’Alpe Balma non esiste più un sistema di recupero dei freeriders verso la Bocchetta delle Pisse e quindi verso il Vallone d’Olen.

La sostituzione dell’impianto Balma, importante per una fruizione più agevole da parte degli appassionati dello sci fuori pista di questo vasto territorio di grande valenza ambientale e paesaggistica, pur consapevoli che esso costituisca una grande opportunità per il futuro sviluppo dell’area, è in animo alla società, ma rappresenta oggi una priorità secondaria.

Alpe di Mera, invece, è una delle prime stazioni sciistiche realizzate in Italia dopo la seconda guerra Mondiale, una stazione di proprietà privata che iniziò ad affermarsi come un'importante località turistica all’inizio degli anni ’50 grazie al primo impulso dato nel 1949, quando il 9 agosto venne inaugurata la seggiovia monoposto Scopello-Mera, che rendeva finalmente accessibile l'alpeggio non solo a piedi. Negli anni successivi gli investimenti sulla stazione proseguirono con la realizzazione di alcuni impianti per lo sci: nel 1954 fu installata la sciovia Camparient, nel 1955 la sciovia Colma, nel 1956 la sciovia Rastò e una manovia che costituiva il primo impianto dedicato ai primi passi sugli sci e ai bambini che fu poi sostituita dalla prima sciovia in località Campo solo successivamente, nel 1966. Parallelamente allo sviluppo impiantistico la località visse un intenso sviluppo edilizio, in quegli anni vennero realizzate tre strutture alberghiere, per complessivi 200 posti letto circa ed una pluralità di abitazioni private composte di oltre 140 appartamenti. La località registrò quindi un grande successo e un importante afflusso turistico al punto che, per incrementare la capacità di trasporto della linea di arroccamento all’Alpe, allora costituita da una seggiovia biposto ad ammorsamento temporaneo di costruzione Von Roll installata nel 1952, nel 1977 venne realizzata una nuova seggiovia biposto ad ammorsamento permanente di fornitura Leitner con partenza da Scopello. Quest’ultimo impianto è stato oggetto di Revisione Generale quarantennale per proseguimento di vita tecnica nell’estate 2018 e ne consentirà l’esercizio al pubblico nei prossimi dieci anni.

Negli anni '70 gli impianti per lo sci della località furono oggetto di un primo ammodernamento: nel 1972 si provvide a installare un secondo skilift lungo la linea del Camparient al fine di soddisfare l’importante afflusso di sciatori, nel 1974 fu sostituita la prima sciovia Camparient, nel 1975 si sostituì la sciovia Colma e nel 1976 la sciovia Rastò. La gestione della stazione rimase florida fino agli anni ’90, periodo durante il quale il flusso turistico iniziò a decrescere a causa di inverni caratterizzati da scarso innevamento e dalle mutate esigenze della clientela del settore alla ricerca di stazioni più moderne con impianti veloci e un maggior numero di tracciati sciabili.

In questi anni tuttavia la società privata allora proprietaria non procedette ad alcun ulteriore investimento per il rinnovamento o per il potenziamento del parco impiantistico e neppure per la creazione di un sistema di innevamento programmato, conservando unicamente lo status quo, arrivando così ad una situazione di estrema difficoltà all’inizio degli anni 2000. In tale difficile contesto gli Enti pubblici territoriali decisero quindi di intervenire a supporto della località e della Valle e, mutuando quanto era da poco avvenuto nella vicina Alagna Valsesia per il rilancio del comprensorio sciistico con la società pubblica Monterosa 2000 S.p.A., nell’anno 2003 costituirono la società pubblica Alpe di Mera S.p.A. per l’ammodernamento e il rilancio dell’omonima stazione dismessa dai privati. Alpe di Mera S.p.A., inizialmente era una società a capitale interamente pubblico nella quale la Provincia di Vercelli partecipava (quota del 32,43%) con il Comune di Scopello (quota del 32,43%), la Comunità Montana Valsesia (quota del 16,21%), la Camera di Commercio di Biella e Vercelli (quota del 16,21%), alla quale si sono in seguito aggiunti i Comuni di Varallo, Pila, Scopa e Piode (con quote minoritarie). Come già accaduto ad Alagna, con specifico Accordo di programma sottoscritto il 21 luglio 2004 la Regione Piemonte cofinanziò gli interventi per l’ammodernamento della stazione e degli Impianti di Alpe di Mera “riconoscendo a tale realtà non solo il carattere sociale ma anche e soprattutto il ruolo che questa tuttora riveste nell’ambito dello sviluppo economico del territorio montano e di integrazione dell’offerta turistica della Valsesia, in particolare di quella del turismo invernale della media valle.”

La stazione sciistica vide nuovamente, nel 2005, una forte opera di modernizzazione, in questo caso grazie ai fondi messi a disposizione per le Opere di Accompagnamento alle Olimpiadi invernali di Torino 2006 che consentirono di implementare in parte l’impianto di innevamento programmato in precedenza realizzato con fondi DOCUP nonostante, come detto, questo risulti oggi ancora solo parziale e con importanti difficoltà di approvvigionamento idrico e di realizzare 3 nuove seggiovie in quota, denominate Capricorno, Camparient e Bimella, in sostituzione delle sciovie ivi presenti ormai obsolete. In seguito, al fine di poter continuare a svolgere il suo ruolo di sviluppo economico del territorio di riferimento e accrescere la propria posizione competitiva, Alpe di Mera S.p.A. rappresentò la necessità di integrarsi con un operatore di maggiori dimensioni e con una significativa presenza sul mercato, individuando tale soggetto nella società Monterosa 2000 S.p.A.

Nel 2014, la Regione Piemonte, la Provincia di Vercelli e gli Enti locali territoriali intrapresero quindi sinergiche iniziative atte a favorire la nascita di un unico comprensorio sciistico delle montagne Vercellesi in grado di generare maggiore sviluppo e significative economie di scala prevedendo un percorso finalizzato all’integrazione delle società pubbliche Alpe di Mera S.p.A. e Monterosa 2000 S.p.A. Nello stesso anno la Regione Piemonte, la Provincia di Vercelli e gli Enti locali territoriali, hanno provveduto a sottoscrivere un Accordo di programma per il “Miglioramento della sicurezza e riqualificazione dell’offerta del sistema sciistico delle montagne vercellesi” che ha posto quale presupposto utile, da un lato, il miglioramento della sicurezza del sistema sciistico e, dall’altro, il favorire la nascita di un unico comprensorio sciistico delle montagne vercellesi in grado di generare sviluppo e significative economie di scala.

Con legge n. 24 del 5 dicembre 2016 la Regione Piemonte ha pertanto promosso l’aggiornamento dell’Accordo di programma in precedenza sottoscritto il 14 dicembre 2009 con il Comune di Alagna e altri Enti locali per il completamento del comprensorio sciistico Alagna Valsesia – Gressoney per consentire l’unificazione delle società pubbliche. In seguito a tale aggiornamento, siglato in data 27 marzo 2017, con atto a rogito Notaio Fabio Auteri in Novara, Rep. n.7 Monterosa 2000 S.p.A. creando così un unico polo dello sci Valsesiano.

Per quanto concerne invece Macugnaga, con la L.R. n. 20 del 17 dicembre 2018 ed un ulteriore aggiornamento del vigente Accordo di Programma, in data 23 maggio 2019, la Regione Piemonte ha stanziato ulteriori risorse a favore della società Monterosa 2000 S.p.A. con l’intento di ampliare il polo dello sci valsesiano su tutto il territorio del Monte Rosa. Già nell’ambito del “Programma regionale delle infrastrutture turistiche e sportive Piemonte 2006” in data 11 dicembre 2003 era stato sottoscritto l’Accordo di programma attuativo del “Piano degli interventi inerente il territorio provinciale del Verbano Cusio Ossola, comprendente, sempre nel comprensorio sciistico del Monte Rosa, iniziative di adeguamento di infrastrutture e impianti a fune di Macugnaga (D.P.G.R. n. 6 del 3 febbraio 2004). Le pur importanti risorse economiche rese disponibili dal “Programma Torino 2006” e dalle leggi regionali L.R. n. 9 del 27-02-2008, così come modificata dalla L.R. n. 35 del 30-12-2008 e n. 24 del 5 dicembre 2016 - non avevano tuttavia consentito l’attivazione di tutte le iniziative necessarie al completamento degli interventi di infrastrutturazione del complessivo comprensorio sciistico del Monte Rosa rappresentato dalle stazioni di Alagna, Alpe di Mera e Macugnaga.

In questi ultimi anni la Regione Valle d’Aosta ha in avanzata fase di studio un progetto di collegamento degli impianti di Valtournanche-Cervinia con quelli di Ayas nel comprensorio Monterosa ski, progetto che persegue lo scopo di creare un grande comprensorio sci ai piedi, di richiamo mondiale, fra gli abitati di Zermatt e Alagna, ampliando così ulteriormente l’offerta turistica e sportiva, estiva ed invernale, intorno al Monte Rosa anche con potenziali sviluppi a est verso la Svizzera. L’area sciabile a cavallo fra i Comuni di Macugnaga ed Alagna inoltre potrebbe prestarsi, fatte salve le verifiche sulla compatibilità ambientale, all’attività sciistica in alta quota essendo particolarmente vocata alla pratica dell’eliski che, unitamente al freeride, costituisce un’attrattiva turistica di altissimo livello internazionale, presente solo in questa parte del territorio Piemontese, e consente una particolare differenziazione e qualificazione dell’offerta turistica dei due Comuni. In tale contesto e per effetto del citato accordo di Programma, il Comune di Macugnaga, proprietario degli impianti di risalita presso l’omonima stazione, ha sottoscritto una quota del capitale della società Monterosa 2000 S.p.A. e si è resa disponibile a procedere al graduale trasferimento, a favore della medesima, della titolarità degli impianti pubblici esistenti. Questa terza fase del “Progetto Monterosa” non ha ancora preso concreto avvio in attesa di specifiche indicazioni in merito da parte della Regione Piemonte sia sotto il profilo strategico e progettuale, sia per quanto concerne i successivi aspetti gestionali.

Negli anni, con determinazione, la Regione ha indirizzato le società pubbliche alla loro unificazione e allo sviluppo della rete impiantistica. La chiusura delle due stazioni invernali di Alagna e di Alpe di Mera sarebbe stata devastante per l’economia del territorio dell’Alta Valsesia che vive di fatto esclusivamente sul turismo e in particolare su quello generato dalle stazioni medesime. 

La Regione Piemonte nel gennaio dell’anno 2009 ha emanato la L.R. n. 2/09 che proprio all’art. 1 evidenzia un chiaro atto di indirizzo:“Nell'ambito delle proprie competenze trasferite e delegate, la Regione riconosce e valorizza altresì l'essenziale valenza dei territori montani e di tutte le aree sciabili in termini di coesione sociale, economica, territoriale e di sviluppo del turismo e sostiene le attività connesse alla pratica dello sci ed ogni altra attività sportiva, invernale ed estiva, che utilizzi impianti e tracciati destinati all'attività sciistica.” promuovendone annualmente in misura concreta l’applicazione per il tramite di finanziamenti atti al mantenimento in vita del patrimonio impiantistico piemontese e alla sopravvivenza economica dell’attività gestoria delle stazioni sciistiche presenti sul territorio regionale. 

Analogamente anche lo Stato italiano si sta accingendo a perseguire analoghe finalità, al punto di inserire nella Proposta di legge A.C. 4423 e A.S. congiunti 1367, 1267, 1486,1499, 2648 – a modifica della L. 363/2003 un analogo atto di indirizzo: “Lo Stato riconosce e valorizza l'essenziale valenza dei territori montani e di tutte le aree sciabili in termini di coesione sociale, economica, territoriale e di sviluppo del turismo e sostiene le attività connesse alla pratica dello sci ed ogni altra attività sportiva, invernale ed estiva, che utilizzi impianti e tracciati destinati all'attività sciistica.”

Così come già fece in parte con l’art 1, comma 1, Legge 06 ottobre 2017 n. 158 - Misure per il sostegno e la valorizzazione dei piccoli comuni, nonché disposizioni per la riqualificazione e il recupero dei centri storici dei medesimi comuni. “1. La presente legge, ai sensi degli articoli 3, 44, secondo comma, 117 e 119, quinto comma, della Costituzione e in coerenza con gli obiettivi di coesione economica, sociale e territoriale di cui all'articolo 3 del Trattato sull'Unione europea e di pari opportunità per le zone con svantaggi strutturali e permanenti di cui all'articolo 174 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, promuove e favorisce il sostenibile sviluppo economico, sociale, ambientale e culturale dei piccoli comuni, come definiti ai sensi del comma 2, alinea, primo periodo, del presente articolo, promuove l'equilibrio demografico del Paese, favorendo la residenza in tali comuni, e tutela e valorizza il loro patrimonio naturale, rurale, storico-culturale e architettonico. La presente legge favorisce l'adozione di misure in favore dei residenti nei piccoli comuni e delle attività produttive ivi insediate, con particolare riferimento al sistema dei servizi essenziali, al fine di contrastarne lo spopolamento e di incentivare l'afflusso turistico.

L'insediamento nei piccoli comuni costituisce una risorsa a presidio del territorio, soprattutto per le attività di contrasto del dissesto idrogeologico e per le attività di piccola e diffusa manutenzione e tutela dei beni comuni.” E come fece, con esclusivo riferimento alle società partecipate degli Enti Locali, con il D.Lgs. 19 agosto 2016, n. 175, modificato dal D.Lgs. 16 giugno 2017, n. 100 - seppur prevedendo una generale razionalizzazione delle partecipazioni attraverso processi di aggregazione - quando ha consentito, art. 4 (Finalità perseguibili mediante l'acquisizione e la gestione di partecipazioni pubbliche), comma 7:

“dispone che siano ammesse le partecipazioni pubbliche nei seguenti tipi di società: società aventi per oggetto sociale prevalente la realizzazione e la gestione di impianti di trasporto a fune per la mobilità turistico-sportiva eserciti in aree montane;”

Il comma 7 venne inserito in accoglimento di una osservazione della V Commissione (Bilancio) della Camera sull'AG n.7

Gli impianti a fune sono il vero motore dell’economia montana.

Nei primi del ‘900 si è assistito a un progressivo spopolamento delle montagne, con una attività economica che da agricola e rurale si è spostata sempre più sul piano industriale e dei servizi; si è quindi assistito a un progressivo sovrappopolamento delle città e un conseguente spopolamento delle montagne; un processo lento e costante, ma inesorabile. Il Comune di Alagna e Riva Valdobbia, nel 1.861 contava 2.312 residenti (Fonte Istat), oggi ne registra meno di 1.000! I Comuni di Scopa, Scopello, Pila e Piode, nel 1.861 contavano 2.479 residenti (Fonte Istat), oggi ne registrano poco più di 1.000! Le città sono diventate così sempre più intasate ed inquinate e le montagne sempre più abbandonate, con prati incolti, boschi che avanzavano, corsi d’acqua non più regimati, abitazioni abbandonate e fatiscenti, il tutto oggetto di importanti fenomeni di dissesto idrogeologico che spesso hanno coinvolto anche il fondo valle ed i territori limitrofi. Città sempre più invivibili e montagne sempre meno abitate.

Si è perso un pezzo di territorio, un territorio che non è solo bello, ma che può contribuire a creare una parte del PIL del nostro Paese. Oggi sembra che questo trend stia cambiando. Prima ci si spostava in città per necessità, per stare meglio, perché c’era lavoro; oggi paradossalmente la gente torna in montagna per stare meglio. Complice di questa inversione di tendenza è sicuramente la crisi che ormai da più di un decennio colpisce il settore industriale, ma anche le nuove tecnologie, che consentono di ridurre tempi, le distanze e di lavorare in maniera delocalizzata.

L’intento dell’Ente pubblico è oggi, sempre più, il riuscire quindi tramite esse a dare la possibilità alle persone di trovare lavoro in montagna. Gli impianti a fune creano economia diretta, con i propri fatturati, la vendita degli skipass, l’attività che svolgono. Creano economia indiretta e plusvalore immobiliare, basti pensare al prezzo al metro quadrato di un’abitazione in una località sciistica e magari quello, ben diverso, di una analoga in una valle limitrofa non servita dagli impianti.

Consultando il listino immobiliare della Camera di Commercio di Vercelli, si può facilmente riscontrare quanto sopra citato; il valore al metro quadrato di un appartamento nuovo o ristrutturato ad Alagna si attesta a circa Euro 5.000 (dato 2017 per casa non di tipologia Walser, per la quale il valore è sensibilmente superiore se non addirittura doppio) e quello di un analogo appartamento in un centro abitato alla testa delle valli laterali: Val Sermenza (Rima 1.475 €/mq, Carcoforo 1.750 €/mq) e Val Mastallone (Fobello 1.050 €/mq, Rimella 1.050 €/mq).Analizzando il medesimo dato del valore al metro quadrato delle abitazioni ubicate nei due abitati interessati dal rilancio della stazione sciistica di Alagna nel periodo antecedente e successivo allo stesso, ossia negli anni 2003 e 2017, si può constatare l’effetto di ricaduta indiretta e immediata generata sul patrimonio immobiliare dagli investimenti sugli impianti:

Alagna 2003 2.750 €/mq 2017 5.000 €/mq +82% n° abitazioni 1.045

Riva V. 2003 2.300 €/mq 2017 3.000 €/mq +30% n° abitazioni 761

Analogamente, analizzando il medesimo dato del valore al metro quadrato delle abitazioni ubicate nei quattro Comuni interessati dal rilancio della stazione sciistica dell’Alpe di Mera nel periodo antecedente e successivo allo stesso, ossia negli anni 2003 e 2009, si può constatare l’effetto di ricaduta indiretta e immediata generata sul patrimonio immobiliare dagli investimenti sugli impianti:

Scopa 2003 1.375 €/mq 2009 1.650 €/mq +20% n° abitazioni 726

Scopello 2003 1.500 €/mq 2009 2.175 €/mq +45% n° abitazioni 2.066

Pila 2003 1.500 €/mq 2009 1.950 €/mq +30% n° abitazioni 445

Piode 2003 1.500 €/mq 2009 1.750 €/mq +17% n° abitazioni 576

Il valore al metro quadrato alla data del 2009 di una abitazione di pari tipologia ubicata a metà di una valle laterale si attestava invece a: Val Sermenza (Rimasco 1.500 €/mq), Val Mastallone (Cravagliana 1.100 €/mq).

La perdita di valore di un immobile all’atto della chiusura di una stazione sciistica è qualcosa di veramente drammatico, anche perché a esso si sussegue dapprima l’abbandono e successivamente la rovina del medesimo immobile. Un calcolo sommario e puramente esemplificativo consente facilmente di comprendere l’entità della possibile perdita: il ritorno al valore economico al metro quadrato delle abitazioni presenti nell’area analizzata dei soli due abitati di Alagna e Riva Valdobbia a quanto nel 2017 registrato nell’abitato di Carcoforo, (1750 €/mq), paese alla testa della Val Sermenza ove non sono presenti impianti a fune, significherebbe un minor valore immobiliare di quasi 450 milioni di Euro. Il ritorno al valore economico al metro quadrato delle abitazioni presenti nell’area analizzata dei soli succitati quattro Comuni a quanto nel 2017 registrato nell’abitato di Cravagliana (1050 €/mq) paese di media valle ove non sono presenti impianti sciistici, significherebbe un minor valore immobiliare di oltre 350 milioni di Euro.

L’eventuale chiusura delle due stazioni sciistiche avrebbe avuto quindi un effetto negativo sull’economia reale, immediato e dirompente quanto a minor valore patrimoniale di oltre 800 milioni di Euro.

Gli impianti a fune creano poi indotto, per il tramite di tutte le attività collaterali: scuole sci, guide alpine, alberghi, bar, ristoranti, esercizi commerciali, affitti stagionali, trasporti locali.

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Due recenti studi che sono stati condotti:

• il primo dell’ISTAT ha rilevato che per 1 addetto negli impianti a fune si generano 10 addetti nell’indotto;

• il secondo, dell’IRES – Regione Piemonte – Università di Torino (facoltà di Management) ha invece calcolato che:

- Per ogni 1 € speso in skipass si spendono in media da 8/12 € nell’indotto (in funzione della presenza anche di autostrada/aeroporto).

- Non esiste oggi una attività da svolgersi in montagna che dia ai territori il ritorno economico e sociale che dà lo sci; nessun’altra.

La stazione sciistica di Alagna occupa direttamente, in stagione invernale, circa 45 persone. La stazione sciistica dell’Alpe di Mera occupa direttamente, in stagione invernale, circa 35 persone.

La società, che si occupa anche della gestione della funivia urbana Varallo – Sacro Monte, occupa in tutto circa 89 persone dipendenti, per oltre 54 ULA.

La prima stazione sciistica è ubicata sul territorio del Comune di Alagna, che dallo scorso gennaio 2019 ha incorporato quello limitrofo di Riva Valdobbia, il patrimonio abitativo che viene occupato dai turisti nelle stagioni estive e invernali conta un numero ancora esiguo di abitanti stanziali, che tuttavia risulta essere in controtendenza con il resto della valle per quanto concerne il proprio andamento demografico. I residenti in tale Comune sono circa 975 sui complessivi 30.000 circa dell’Unione Montana e il dato demografico preso a riferimento nel periodo 2001 – 2018 (Fonte Istat), registra un trend di crescita di circa il 6%.

Questo è un indicatore molto importante poiché evidenzia come lo sviluppo impiantistico e conseguentemente turistico della località abbia influito positivamente sulla ripresa dell’insediamento delle famiglie nel territorio montano. Il numero dei posti letto in albergo, analogamente, è cresciuto dai 600 posti dell’anno 2003 agli attuali oltre 1.300 posti, con un numero di presenze annuale registrato ormai prossimo alle 75.000 unità, secondo i dati forniti dall’Osservatorio Turistico del Piemonte.

Il numero dei villeggianti che occupano le seconde case di tali località è stimabile in circa 4/6000 unità, che considerando solo i 32 week end di stagione invernale ed estiva si traducono in circa 260/380.000 presenze, per complessivi 1.500 posti letto disponibili in appartamento. Il numero dei primi ingressi registrati dalla stazione sciistica in un esercizio annuale ordinario per innevamento e meteo raggiunge addirittura le 175.000 unità, con un fatturato che supera i 3.400.000 Euro.

Applicando i parametri derivanti dai succitati studi ne deriva che:

- l’occupazione indiretta generata dalla stazione sciistica di Alagna assomma a oltre 450 addetti, che se paragonati con i residenti in età adulta e da lavoro, circa 600 unità, supera abbondantemente il 75% degli stessi assumendo un’importanza decisamente significativa;

- il giro di affari generato nell’indotto, assumendo in questo caso il coefficiente di valutazione più basso pari a € 8,00, assomma in una sola stagione invernale a oltre Euro 27.000.000.

- difficile da calcolare, ma oltremodo significativo, il valore del patrimonio immobiliare di seconda casa e la perdita che ad esso ne deriverebbe da una chiusura della stazione sciistica, a puro titolo esemplificativo e con un calcolo decisamente sommario questa perdita può essere stimata, come detto, in oltre 450 milioni di Euro. La seconda stazione sciistica, all’Alpe di Mera, è ubicata nel territorio dei Comuni di Scopa, Scopello, Pila e Piode che contano un numero ancora esiguo di abitanti stanziali ed il patrimonio abitativo viene occupato principalmente dai turisti nelle stagioni estive e invernali.

I residenti in tali Comuni sono circa 1.100 sui complessivi 30.000 circa dell’Unione Montana ed il dato demografico preso a riferimento nel periodo 2001 – 2018 (Fonte Istat), registra ancora uno spopolamento di circa il -7%.

Il numero delle seconde case di tali località, occupate da villeggianti, è stimabile in circa 3.200 unità abitative, che considerando solo i 32 week end di stagione invernale ed estiva si traducono in circa 200.000 presenze, per complessivi 9/12.000 posti letto disponibili in appartamento. Il numero dei primi ingressi registrati dalla stazione sciistica in un inverno ordinario per innevamento raggiunge addirittura le 50.000 unità, con un fatturato di circa 1.200.000 Euro. 

Applicando i parametri derivanti dai succitati studi deriva che:

- l’occupazione indiretta generata dalla stazione sciistica assomma a oltre 350 addetti, che se paragonati con i residenti in età adulta e da lavoro, circa 600 unità, supera abbondantemente il 50% degli stessi assumendo altrettanto un’importanza decisamente significativa;

- il giro di affari generato nell’indotto, assumendo anche in questo caso il coefficiente di valutazione più basso pari a € 8,00, assomma in una sola stagione invernale a oltre Euro 10.000.000.

- difficile da calcolare, ma oltremodo significativo, il valore del patrimonio immobiliare di seconda casa e la perdita che ad esso ne deriverebbe da una chiusura della stazione sciistica, a puro titolo esemplificativo e con un calcolo decisamente sommario questa perdita può essere stimata, come detto, in oltre 350 milioni di Euro. Ma tutto questo, per l’Ente pubblico assume un’importanza ancora maggiore se i suddetti dati vengono letti in relazione alla fiscalità generata, a tutti i livelli. Tutti le risorse, spesso pubbliche, investite nelle stazioni sciistiche, con l’attività economica che vi si esercita direttamente o in via indiretta, generano tasse e contributi (IMU, IRES, IRAP IRPEF, INPS, ecc.) e quindi ritorno per l’Ente pubblico. Stimando il gettito erariale nel 60% del volume di affari diretto ed indiretto, pari a circa Euro 41.000.000, si può calcolare il consistente importo di quasi Euro 25.000.000 annui che se paragonati al capitale investito in impianti a fune rendono allo stesso un tempo di ritorno brevissimo, nell’ordine di meno di tre anni. La sola società Monterosa 2000 S.p.A., ancorché in una fase di sviluppo del “Progetto Monterosa”, dalla data di sua costituzione ad oggi ha già restituito all’Ente pubblico più di un quarto del capitale investito nella stessa.

Non a caso quindi i Comuni di Alagna, Scopa, Scopello, Pila, Piode, Varallo e da ultimo Macugnaga sono entrati nella compagine sociale di Monterosa 2000 S.p.A., unitamente alla Regione Piemonte e agli altri Enti pubblici territoriali e favoriscono fortemente lo sviluppo delle attività della stessa.

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